Dispotismo equatoriale

Eccolo qui il gran Caudillo, l’erede del Libertador Simon Bolivar e dell’ icona pop Che Guevara: l’unico, irascibile, rissoso e carissimo leader Hugo Chàvez. L’unico a riuscire a mettere d’accordo anticapitalisti con pingue conto in banca e paghetta settimanale ed estimatori nostalgici dell’ uomo forte con ogni attributo, nessuno escluso.

 Da oggi il Gheddafi sudamericano, così ribattezzato da qualcuno negli States, potrà disporre a proprio piacimento della derelitta patria venezolana, legiferando praticamente in ogni materia come un monarca assoluto d’altri tempi. Despota sì, ma ovviamente, non illuminato e senza  buoni consiglieri che ne possano temperare la spiccata propensione per la megalomania.

 Il docile ed addomesticato Parlamento di Caracas, infatti, ha accordato all’ex-colonnello una licenza di spadroneggiare su “Difesa, Ordine pubblico, Finanze, Cooperazione internazionale, Trasporti e Pubblici servizi”. Mancherebbe solo la vigilanza sulla virtuosità dei comportamenti individuali, ma a questa amnesia, c’è da scommetterci, si porrà tempestivamente rimedio.

 Tempi duri in arrivo, quindi, anche per libertini,liberi pensatori, omosessuali, ebrei e per tutti coloro che non si uniformeranno al catechismo neosocialista dell’uomo solo al comando. Piccolo dettaglio: mutuando, forse, una costumanza della latinità repubblicana, la dittatura dovrebbe avere durata limitata a soli 18 mesi.

 Tempo più che sufficiente, ci sentiremo di aggiungere, a causare sconquassi definitivi precipitando un paese potenzialmente ricco in un deserto tacitiano. E poi nel caso fosse richiesto un supplemento per compiere l’opera non dubitiamo nel potere salvifico della proroga.

 Perchè anche nella serenissima repubblica Bolivariana del comandante Chàvez vige l’imperio dell’aurea massima attribuita al buon Ennio Flaiano: “Nulla è più definitivo del provvisorio”.

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