Farsa Italia

In tempo di buffonate piazzaiole e turbo-annunci da politica fintamente decisionista non lascia stupiti, per durata e gravità, la triste vicenda, tutta italiana verrebbe da scrivere, della mancata registrazione di un farmaco abortivo, la notissima pillola RU 486, ad opera dell’AIFA, burosauro del nostro apparato sanitario a questa funzione delegato.
Va da sé che il medicamento, o pillola della morte, come continuano a definirla sprezzanti di qualsiasi senso della decenza e del ridicolo taluni opinionisti di peso, è da anni legalmente autorizzato ed utilizzato nella stragrande maggioranza dei paesi europei, tutti evidentemente celebri per la loro efferata barbarie giuridica…
Né è valsa una copiosissima ed esaustiva letteratura scientifica a smuovere i soloni nostrani dalla loro ferma intenzione di combattere una anacronistica e pericolosa battaglia.
Pericolosa perché ovviamente ogni legge proibizionista può essere aggirata non solo ricorrendo al turismo sanitario, per chi può permetterselo ( va da sé) ma anche in virtù delle ultime tecnologie informatiche, internet in testa.
Possibile per quest’ultima via ottenere la RU 486, ma anche delle fedeli riproduzioni, non garantite e potenzialmente deleterie per la salute delle pazienti.
La Notizia del giorno, in questo senso, è la pubblicazione di un’allarmata denuncia della rete televisiva britannica BBC che faceva menzione di un sito web specializzato nella vendita della pillola e di volgari contraffazioni della stessa contenenti non mefipristone, bensì del paracetamolo, annullando, ovviamente, l’effetto desiderato.
Purtroppo, il caso che altre sostanze meno innocue possano essere utilizzate come sostituti alimenta il fondato sospetto che la sola possa trasformarsi in tragedia.
Naturalmente da queste parti ( visto che il “servizio” è rivolto ai pochi paesi dove la Ru non è ancora legale) , al primo caso mortale, qualora speriamo mai dovesse accaderne alcuno, il riflesso sarà quello di serrare le fila ed anatemizzare la pillola in questione e liquidare il tutto con un “Ve lo avevamo detto !”.
Continuando, peraltro, a preferire l’aborto per raschiamento, magari clandestino, a tutto vantaggio di molti obiettori in pubblico e percettori di generosi onorari in privato.
Dove, d’altronde, si sarebbe fatto ricorso ad un assurdità quale la sperimentazione di un trattamento medico da anni praticato ?
Auguriamoci che si ponga presto fine a questa commedia teologico-politica, magari confidando nel senso del dovere e nel buon senso dei deputati a questa incombenza mettendo, così, di fronte al fatto compiuto monsignori e zelanti amministratori pubblici .
Ma è lecito dubitare visto che, come diceva uno che la sapeva lunga, “ Il coraggio se uno non lo ha non se lo può dare…”

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