“Bruxelles. abbiamo un problema!”, verrebbe da scrivere al commentatore a proposito del voto legislativo svoltosi questa passata domenica in Romania. Perchè, da quelle parti(il sud-est del continente), il problema per la periclitante unione europea (e forse persino per la NATO) c’è davvero: alla tempesta greca sempre più ingovernabile, nonostante i tecnici e non avvicendatisi al comando delle operazioni, si è aggiunto, infatti, il marasma assoluto che ha investito in pieno Bucarest.
Il precipitare della crisi, per la verità, data già da qualche mese, da quando la “strana opposizione” riunificata formata da socialdemocratici, conservatori e nazional-liberali era riuscita a rovesciare la maggioranza parlamentare del Presidente in carica Traian Basescu, un politico populista convertitosi per necessità ( o per altro che non ci è noto) all’ortodossia rigorista made in troika. Da allora, pur fallendo l’obiettivo di scacciare per via referendaria lo stesso Capo dello Stato, i 4 partiti di opposizione sono riusciti a ridurlo all’impotenza varando tutta una serie di provvedimenti che hanno suscitato inquietudine in occidente. Basti, a mo’ di esempio, citare la riforma che subordina la Corte Costituzionale locale al Parlamento con le ovvie ripercussioni sulla trasparenza democratica che si possono immaginare.
Il verdetto dell’urna ha, se possibile, complicato ulteriormente il quadro: l’Unione Social-liberale, il cartello formato dai partiti socialdemocratico, liberal-nazionale, conservatore e dall’ Unione Democratica per il Progresso della Romania, ha sbaragliato la derelitta coalizione presidenziale con uno score umiliante: 58% contro 16 o poco più.Tradotto in seggi 173 a 56.Quanto basta, con l’aiuto di un partitino minore, ad imporre ulteriori modifiche costituzionali con buona pace dell’anatra zoppa Basescu il cui mandato dovrebbe scadere alla fine del 2014.
Il programma dei vincitori è per la verità un faticoso compromesso tra istanze piuttosto differenti: si potrebbe riassumere nello slogan :”meno tasse e meno tagli alla spesa” . Come queste parole d’ordine possano efficacemente contrastare lo stato comatoso dei conti e dell’economia romena è tutto da dimostrare. L’ipoteca esterna è, infatti, più che mai attuale; ai 20 miliardi di euro prestati dal FMI nel 2009 si è, infatti, aggiunto un ulteriore accordo del valore di 4 miliardi da rinegoziare a breve. Quasi un preludio ad un futuro possibile salvataggio internazionale, insomma. Per ora, le prime dichiarazioni post-voto del neo Premier(peraltro riconfermato) Victor Ponta sono apparse concilianti: rispetteremo gli impegni assunti con l’Europa. Almeno fino a quando le piazze in subbuglio lo consentiranno, è lecito aggiungere. Non si tratta di una iperbole: potreste davvero commentare diversamente un’elezione nella quale solamente il 42% dei cittadini si è recato ai seggi?